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A colloquio con il capomissione della spedizione su Urania

10:11 May 15 2012 al largo di Trieste

A colloquio con il capomissione della spedizione su Urania A colloquio con il capomissione della spedizione su Urania A colloquio con il capomissione della spedizione su Urania A colloquio con il capomissione della spedizione su Urania
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In costante contatto con il ponte di comando e con la sala registrazione, intervisto Giovanni Bortoluzzi, capomissione di questa seconda settimana di navigazione su Urania, mentre non perde di vista i suoi monitor …

D: Ogni ricercatore che partecipa a questa spedizione mi sembra concentrato su ciò che lo interessa: sulla misura che deve fare o sul campione di acqua o sedimento che deve portare in laboratorio; la sensazione è che invece tu debba avere chiaro il quadro generale di tutti i movimenti, di tutti gli obiettivi di coloro che sono a bordo, è cosi?

R: Come chiunque debba coordinare gruppi e attività, un capo missione deve avere chiaro cosa fanno le singole parti, dal punto di vista tecnico e organizzativo. Deve assicurare innanzitutto che vadano garantiti alcuni requisiti di base: che la nave arrivi in tempo nel punto stabilito dal programma, che riesca a fare le operazioni previste per quella stazione; ci sono infatti misure che richiedono la presenza della luce o che il mare sia in tali condizioni da permettere di lavorare e campionare.
Un altro requisito che va garantito è che i ricercatori e tutti i partecipanti a bordo siano inseriti in una situazione di lavoro chiara e definita e di buona armonia, in quanto il disagio anche di una sola persona oltre a causare difficoltà alla stessa, può generare interruzioni o sospensione delle attività previste, con problemi alla missione e potenzialmente alla nave.

D: Quali sono le operazioni quotidiane di un capo missione, ad esempio in questo momento cosa stai facendo?

R: Sto portando la nave in un punto di misura scelto per effettuare indagini che vengono fatte da decenni nel bacino adriatico; in particolare, andiamo a ripetere parte di un campionamento già fatto la settimana scorsa, per metterlo a confronto con una condizione idrologica che nel frattempo è profondamente cambiata. Cosa è successo in questo lasso di tempo? C’è stato un fortissimo impulso di bora che ha forzato le acque del nord Adriatico verso la costa italiana, in particolare, le acque dolci del Po, invece di fluire liberamente nel bacino, sono state costrette a incanalarsi verso sud lungo la costa italiana. Questo significa che abbiamo acqua molto salata nel bacino rispetto ai giorni scorsi quando abbiamo trovato soprattutto acqua dolce.
Ovviamente il sedimento che raccogliamo e tutti gli organismi acquatici che vivono nell’acqua o al largo o vicino le coste risentono di questo cambiamento di condizioni idrologiche e delle correnti. Perché il vento, quale la Bora, è un forzante meteorologico che, in questo caso, costringe i sedimenti del Po vicino la riva invece di espandersi in tutto il bacino.
In sintesi, avendo un minimo di conoscenza di geologia marina e di oceanografia è più facile fare campionamenti mirati e circostanziare le condizioni del prelievo.
Per questo abbiamo ausilio anche da modelli di circolazione a media e alta risoluzione, che siamo in grado di impostare sul sistema di navigazione.

D: Ieri abbiamo visitato la sala macchine il cui funzionamento è fondamentale perché la nave proceda; abbiamo anche parlato con il comandante; ma ci sembra di capire che è da questo laboratorio fisico che si imprime una finalità a tutto il movimento della nave, e dunque a tutta la campagna

R.: Sala macchine, sala registrazione , ponte di comando e gli ufficiali di guardia sono sempre in stretto contatto tra loro per non perdere mai il controllo della navigazione; ponte di comando e la sala registrazione comunicano con il telefono e tramite il monitor su cui vengono impostate le rotte e i punti di stazione.
Certo, noi abbiamo chiara la mappa della spedizione; le necessità dei singoli gruppi di ricerca, i punti e le stazioni dove campionare; tutto ciò va coordinato; vanno allora pianificati l’uso e la condivisione degli strumenti, dei campioni di acqua, del sedimento, programmate bene le misure che, come dicevo prima, in alcuni casi necessitano di condizioni meteo e del mare precise, come ad esempio mare calmo e sole alto per le misure di oceanografia ottica; inoltre bisogna coordinare bene la risorsa tecnica a disposizione, il tempo, per poter acquisire quanti più dati, ottimizzando tutte le risorse.
Tutte le operazioni nelle aree esterne della nave, quando si cala il raccoglitore di acqua Rosette, quando si immerge un retino, vengono tutte effettuate o realizzate con l’assistenza del personale della nave.

D: Ma anche le risorse umane vanno gestite, esistono regole da rispettare, condividi con qualcuno questa gestione?

R.: Questa è una campagna tutto sommato breve e con operazioni non continuative e gestibili in maniera relativamente semplice, ma quando il tempo di una campagna è più lungo, è importante anche saper gestire le risorse umane, cioè organizzare una turnazione tale che garantisca a tutti il giusto riposo, e che nessuno subisca pressioni dal punto di vista fisico e psicologico; insomma che ci sia la giusta alternanza di riposo e lavoro.
Bisogna considerare che l’Urania si spinge anche nel Mar Rosso, nell’Oceano Atlantico fino alle Azzorre e i giorni di navigazione possono essere anche di 30/40 giorni.

La gestione organizzativa delle risorse la condivido in genere; io turno con un collega geologo ogni 10-12 ore; in caso di emergenza il turno può durare anche più a lungo perché la nave non si ferma mai e non bisogna abbassare la guardia per non essere sopraffatti da improvvise situazioni meteorologiche, guasti o avarie, cosa che può succedere, qualche volta è successo.
Ovviamente più una nave è robusta, e l’Urania lo è, più l’equipaggio è valido, più tutti siamo più sicuri.

D: Immagino che non sia stato sempre così, oggi gli strumenti di previsione forniscono informazioni quasi in tempo reale.

R.: Oggi è tutto più prevedibile perché le condizioni meteo sono aggiornate in tempo quasi reale: anni fa arrivava un bollettino facsimile una volta al giorno che ti informava sulle condizioni bariche; a volte si disponeva solo di bollettini meteorologici inviati via radio con i codici morse, che venivano appiccicati sulla bacheca della nave; il comandante doveva fare i conti con questa unica informazione e con le attività da svolgere.

D.: ho l’impressione che chi sale sulla nave per la prima volta, come me, in un certo senso debba farlo “in punta di piedi ma con le scarpe antinfortunistica”, per evitare che la propria ignoranza possa causare danni a sé o agli altri.

R.: La piattaforma nave è un luogo altamente instabile e di potenziale pericolo, specialmente se di piccole dimensioni, e si cerca di evitare situazioni di pericolo, per lavorare sul ponte bisogna essere attenti e mai superficiali, come anche con le attività in sala di registrazione e nel confronto con le altre persone dell’equipaggio; alcune persone che arrivano solo per un paio di giorni non percepiscono la necessità di stare attenti in ogni momento; e allora bisogna comprendere che ci sono i luoghi sacri della nave che non vanno varcati, per non mettere in condizioni di rischio chi vi lavora, per non causare ritardi nell’acquisizione dei dati.
Inoltre se io metto un punto sbagliato nella mappa perché magari mi distraggo per rispondere al collega che vuole invertire il turno del pranzo, o mi chiede se può avere la linea internet, ecc, e magari il comandante non è reattivo al mio sbaglio, si mette potenzialmente a rischio la nave, e allora preferisco fare la figura del Cerbero che essere superficiale, credo che questo garantisca meglio tutti.

D.: il rapporto con l’equipaggio della nave come è?

R.: il rapporto con l’equipaggio nel corso degli anni si consolida, e questo rende le cose facili per quanto sia indispensabile rispettare sempre ruoli e responsabilità.
Ormai molte cose sono cambiate, la situazione non è confrontabile con il passato, non esiste più un isolamento totale, un po’ anche la presenza di internet permette di non sentirsi totalmente isolati. Su una nave piccola non hai privacy sei sempre a contatto con tutti; ma è molto stimolante dal punto di vista intellettuale e umano.
Additional Data
Reporter name or Institution: Alba L'Astorina, IREA CNR; Giovanni Bortoluzzi, ISMAR CNR

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